Un pianoforte rappresenta uno strumento musicale delicato e solido. I vari modelli presenti sul mercato vedono accrescere continuamente il proprio valore nel tempo. Tuttavia, delle pessime modalità di mantenimento e un cattivo uso fanno sì che diventi necessario un intervento di restauro periodico.
Decidere di restaurare un pianoforte significa scegliere tra ben 3 tipi di intervento, cioè: riparazione, rigenerazione e ricostruzione. La differenza tra queste tipologie non è sempre di facile intuizione e, pertanto, bisogna informarsi al fine di comprendere in pieno le operazioni già svolte prima di procedere a nuove. In più, esse dovranno svolgersi in un clima ideale, cioè dove il grado di umidità e la temperatura risultano essere continuamente monitorati. A tal fine, un ruolo importante è ricoperto da macchine professionali ed umidificatori finalizzati a renderlo adeguato per tutti i suddetti interventi.
Restauro pianoforte
Con un restauro si intende non andare in alcun modo ad intaccare il fascino esclusivo che un pianoforte antico detiene. Purtroppo, col tempo, sia la struttura interna sia quella esterna possono deteriorarsi in seguito al continuo utilizzo dello strumento.
Occorre, prima di entrare nel merito, innanzitutto considerare che esistono vari tipi di pianoforte. Tra i più diffusi troviamo quello a corda e quello verticale. Per quanto riguarda il primo esso è, probabilmente, il desiderio di ogni pianista. Tuttavia, il costo di questa tipologia non è affrontabile da tutte le tasche, per cui si sceglie spesso di propendere per modelli verticali altrettanto validi e di livello avanzato. Oltre al prezzo, infatti, un pianoforte verticale è caratterizzato da vari aspetti positivi. Esso, in particolare, è consigliato per chi sta appena iniziando ad accostarsi al mondo della musica. Si può affermare, in verità, che uno a muro ha pretese moto alte: dunque, anche i passaggi che non riusciranno su un verticale possono risultare più semplici su un coda. Quelli verticali, in più, sono in grado di produrre un suono ideale per le stanze piccole, mentre quelli a corda non si prestano in nessun caso ad essere suonati se non in ambienti abbastanza ampi.
In riferimento alla manutenzione, questi ultimi hanno bisogno di interventi molto più frequenti rispetto ai verticali, i quali presentano una struttura robusta se ad essi paragonati. Anche per questo motivo, i costi da sostenere per ripararli risulta essere inferiore.
Riparare un pianoforte significa procedere con l’eseguire alcuni interventi minori su uno strumento in buono stato. Dai costi contenuti, la riparazione può consistere nella sostituzione di una corda rotta o, ad esempio, nella regolazione dei pedali oppure ancora in interventi concernenti un martelletto. Si tratta di pratiche, quindi, che non vanno affatto ad incidere sullo stato generale dello strumento in maniera evidente. In ogni caso, ne determineranno un funzionamento ottimale.
La differenza con il restauro rigenerativo sta nel fatto che quest’ultimo consiste in un insieme di fasi che porteranno le condizioni del pianoforte a migliorare in maniera sostanziale, ripristinando talvolta le caratteristiche originali. In genere, un intervento del genere può consistere nella regolazione della meccanica, in sostituzioni di piccole parti usurate (ad esempio, come accade per le guarnizioni), nella rasatura dei feltri dei martelli oppure nella lubrificazione o pulizia di tutte quelle che sono le parti meccaniche.
Infine, una vera e propria procedura di restauro del pianoforte è considerata la ricostruzione. Dai costi, ovviamente, più elevati rispetto a quelli da affrontare per i precedenti servizi descritti, essa prevede la sostituzione della totalità delle corde o delle caviglie o delle teste dei martelli, oltre che quella delle somiere, la riflettatura e il ripristino della carica e della riverniciatura della tavola armonica. In più, la riparazione può essere anche un intervento per la regolazione integrale della meccanica e della tastiera o per la sostituzione dei feltri degli smorzatori o di tutte e guarnizioni nonché componenti meccaniche usurate.
Si capirà bene come non si potrà accantonare il problema relativo all’aspetto del mobile mediante trattamenti antitarlo e per riparare parti in legno rovinate o addirittura assenti. Ovviamente, si tratta di procedure che non comportano l’alterazione delle caratteristiche originali dello strumento anche al fine di non fargli perdere valore.
Restauro martelleria pianoforti
Ogni pianoforte è costituito dall’insieme di ben 8 parti, quali: la tastiera, la cassa, la struttura portante, la meccanica, la cordiera e i pedali.
In particolare, la tastiera, ovviamente, è la parte dello strumento in cui sono concentrati i tasti. Realizzata in genere in abete, ne contiene circa 88, precisamente 52 bianchi e 36 neri. Per quanto riguarda i modelli più sofisticati, essi sono in avorio ed ebano; invece, per quanto concerne quelli comuni viene utilizzata la galalite. Si può osservare come si tratti di materiali che, seppur dopo periodi di tempo differenti, necessitano di un intervento di manutenzione.
Vi sono anche i pedali, in numero di due o quattro, a seconda dell’epoca e del costruttore, i quali posti nella parte bassa dello strumento hanno il fine di alterare il suono prodotto in vari modi.
Come già detto, esistono vari tipi di pianoforti. Quando, ad esempio, si parla di essi, si discuterà a lungo, relativamente alla parte della meccanica, dei martelli, cioè quei piccoli blocchi realizzati in legno e rivestiti in feltro, azionati dalla pressione dei tasti, i quali sono in grado di produrre il suono percuotendo le corde. Nello specifico, appena una di queste viene colpita dal martelletto, esso torna nella posizione iniziale, consentendo alla corda di vibrare. Nel momento in cui il tasto sarà rilasciato, poi, entreranno in gioco gli smorzatori che avranno, appunto, il compito di soffocare la vibrazione di una corda.
In molti ignorano la fondamentale funzione dei martelletti rispetto all’intonazione. Infatti, senza il lavoro da questi svolto si corre il pericolo che il pianoforte inizi ad emettere suoni eccessivamente squillanti e brillanti conducendo in maniera inevitabile all’obbligo di suonare ogni volta con il coperchio chiuso.
In seguito ad una riparazione, in particolare, verrà registrato ed intonato ciascuno di essi per fare in modo che vengano colpite le corde contemporaneamente e con la medesima modalità percussiva.
Ebbene, alla luce di quanto detto, si può ricavare che vi sono vari fattori che possono risultare critici per un pianoforte.
Ad esempio, la percentuale di umidità, se troppo alta, può portare alla deformazione dei legni sotto carico. Dall’altra parte, un ambiente secco può generare delle fessurazioni negli stessi pezzi.
È importante ricordare come l’interno dello strumento non vada mai pulito, soprattutto se si hanno a disposizione solo prodotti aggressivi, perché ciò potrebbe danneggiare in maniera irreversibile il legno. La pulizia, infatti, va obbligatoriamente eseguita da un tecnico specializzato, il quale deve decidere se, nel caso specifico, potrebbe essere opportuno rimuovere completamente la meccanica per procedere ad un intervento in profondità.
Il pianoforte va posizionato sempre in una stanza con una temperatura ambiente che oscilla tra i 15 e i 19 gradi, cercando di evitare forti escursioni termiche, ad esempio, spalancando improvvisamente porte e finestre nei mesi invernali.
In conclusione, la manutenzione ordinaria va effettuata almeno una volta l’anno durante i cambi di stagione. Si tratta di un percorso che vede 3 fasi: regolazione della meccanica, accordatura e intonazione.
Quella straordinaria, invece, concernente la sostituzione di caviglie, corde, parti meccaniche, cashmir, feltri, rullini e martelliera, consiste in interventi più invasivi conducendo ad un vero e proprio restauro e va eseguita in via eccezionale quando ciò occorre.
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